Sono entrata in Instagram come storiesenzatrama nell’aprile del 2016. Prima di allora avevo un profilo privato, seguito da pochi conoscenti, in cui postavo momenti di vita molto personali.
In quei mesi ero in maternità, la neonata dormiva sempre, avevo molto tempo libero e la creatività, dettata forse da quel magico stravolgimento ormonale, era al massimo.
La mia idea era dare vita ad un blog dove raccontare, nei post, con fotografie e poche parole, irrispettose delle regole grammaticali e al tempo imperfetto, storie non collegate tra loro. Appunto storie senza trama.
L’algoritmo era probabilmente più puro (almeno per i neofiti) e i post venivano visualizzati in ogni angolo del mondo. I cuoricini piovevano. I numeri di Instagram mi affascinavano. Si parla ancora oggi di un miliardo di utenti. Ho incominciato a leggere di marketing, influencer, algoritmi, blog. Un mondo. Mi perdevo tra le immagini di fotografe stile Anne Geddes, in quelle divertenti alla Sandro Giordano, in quelle ispiranti alla Marco Grassi.
Ammiravo gli arredamenti dell’hashtag #interiordesign, i paesaggi naturali incontaminati alla #travelblogger. Mi sembrava di essere dentro a quelle foto e di guardare l’aurora boreale. Sentivo il caldo del Grand Canyon e passeggiavo sul red carpet insieme a qualche star, soprattutto dopo la scoperta dell’imprenditrice Chiara Ferragni. Imprenditrice esatto, non solo modella o influencer, perché a lei va riconosciuto il merito di avere precorso i tempi e di aver intuito una tendenza creandone un business.
Poi sono arrivati i primi contest e i repost. Poi i commenti simpatici, educati, a volte incalzanti. A volte no. Ho anche realizzato che alcuni sono automatici: “Che foto stupenda, segui la mia gallery!”. Veramente avevo pubblicato una scritta, non una foto!
Hanno poi introdotto le stories, per rendere nuovamente Instagram il re degli istanti di vita quotidiana anziché la pinacoteca dei #latergram più belli fatti nel corso di una vita.
Ci sono stati momenti in cui ho osservato la scarsità di originalità e il ripetersi di idee già viste. Ma del resto per un influencer essere copiati, anzi, imitati, è normalità!
Con l’avvento delle mie #Questions mi sono sorpresa ed emozionata per le tante risposte che mi avete regalato. Ho ascoltato con discrezione le confidenze e ho apprezzato le potenzialità che ci sono dietro a profili non “visivamente impressionanti”.
Mi sono così resa conto, strada facendo, che quello che credevo un semplice palco dove fare leggere il mio libro sotto pseudonimo, era invece un “social network”.
Persone di ogni tipo, di ogni nazionalità, di ogni età. Di ogni. Ognuna si descriveva come voleva. C’era chi amava mostrarsi molto nella sua fisicità, dando sfogo alla propria vanità, chi aveva deciso di condividere ogni attimo della propria vita, con spontaneità, chi evidenziava solo una parte di sé, perché era probabilmente solo e proprio quella che voleva raccontare. C’era poi chi scambiava il social per una vita più importante di quella di tutti i giorni, chi tra un overdose (di social) e l'altra finiva in terapia, chi voleva semplicemente sapere di altre vite, come sfogliando un Novella2000.
Ma ovviamente la varietà era ed è infinita.
Ho visto poi micro gruppi, piccole società, fazioni. La nascita e la fine di microcosmi. Qualcuno si è innamorato, qualcuno si è fidanzato, qualche altro si sarà sposato. Si sono create anche collaborazioni grazie agli interessi comuni e sono nate amicizie splendide, che tutt’ora mi ricordano le lettere degli amici di penna degli anni Ottanta.
Se spesso ho pensato che tutto fosse altamente finto e virtuale, oggi dico invece che tutto è “tremendamente” reale!
Certo, reale, perché si tratta proprio della trasposizione nel mondo virtuale di ciò che (di fondo) è reale. Una trasposizione in cui si amplifica e si estremizza tutto. Le emozioni date da quello che si vede e che si legge sono ingigantite nel bene e nel male.
E in quel "male" si assistono a degli show (non so se sia questa la definizione corretta) incredibili (questo sicuramente è un aggettivo corretto!).
Penso solo ai commenti scatenatisi sulla festa di compleanno di Fedez in un supermercato o a quelli a cui Gianni Sperti quotidianamente risponde con una pungente e intelligente ironia.
Ma rifletto. Rifletto e mi rendo anche conto di quanto, oggi, per le #instagramstars esposte nella rete possa essere faticoso fare i conti con invidie e critiche, spesso anche poco ponderate e poco ben espresse. Sono sempre più convinta che in un mondo in cui la libertà di pensiero, parola ed espressione sia ormai e fortunatamente di tutti, il rispetto per gli altri e la forma vadano sempre tenuti in considerazione. Perché se è vero che quando ci si espone si deve mettere in conto di poter essere “valutati”, è altrettanto vero che la critica e il giudizio non possono coincidere con l’insulto.
Quello che ancora oggi mi sorprende è, in ogni caso, come un universo che mette in contatto il mondo intero talvolta abbia l’aspetto di un “piccolo paese”. Ecco forse la nuova sfida per Instagram e per il suo algoritmo dovrebbe essere quella di creare per ciascun utente nuovi stimoli di crescita eliminando ripetitività e immobilità.
Quindi alla domanda "Cosa è per te Instagram?" penso di poter rispondere così.
Instagram è un social network a cui sono affezionata. Ho smesso di chiedermi l’uso che ne farò. Credo che sia come un “amico” con cui si debba trovare la giusta dimensione, il giusto equilibrio. Come in ogni rapporto di amicizia, anche con lui, le interazioni si modificano, si trasformano, cambiano. Il segreto credo sia forse lasciarsi liberi a vicenda.
In ogni caso, proprio grazie a lui e ai post che mi ha ispirato, ho conosciuto persone piene di positività ed aperto questo blog www.storiesenzatrama.com quindi un piccolo grande grazie per il sogno che ha fatto avverare mi sa che glielo devo! O forse è lui che dovrebbe ringraziare me??!!
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