Avete un oggetto che vi riporta incredibilmente alle emozioni del vostro passato?
Questa è la storia di uno zaino. Uno zaino che mi ha tenuto compagnia per gran parte degli anni Novanta.
Ricordo i primi #mandarinaduck che vedevo sulle ragazze più grandi. Ero alle medie o forse già all’inizio del Liceo e quello zainetto nero con la scritta gialla mi sembrava “una mèta”.
Quando sarò grande lo avrò!
E per me diventare grande coincideva con avere pochi anni di più di quelli che avevo allora e comunque meno della maggiore età.
In poco tempo, con le mance domenicali della nonna, con quelle dei genitori, con i miei risparmi, non ricordo, arrivò lo zainetto, il “tombolino” [credo si debbano superare gli Anta per ricordarlo], e arrivò anche la borsa a spalla rettangolare Mandarina Duck rigorosamente blu, che sfoggiavo con le amiche del cuore in Corso Matteotti.
E ricordo i discorsi sempre carichi di emozioni e le nostre identiche salopette di jeans.
Una specie di uniforme. Ma un’uniforme bella, che rappresenta un momento più che un oggetto. Quel desiderio di sentirsi unite, uguali, simili. Quel desiderio che allora era inconsapevole e che ti rendi conto che c’è, che c’era, solo anni dopo, quando invece pensi alla tua unicità.
Qualche settimana fa, in una vetrina, ho rivisto quello zaino, nuovo. Un tuffo al cuore. E ho visto quell’azzurro metallizzato, invece, mai visto prima. Lo ho condiviso con le mie vecchie amiche.
Come dire mi sono nuovamente innamorata e non ho potuto non mantenere fede alla promessa del “DA GRANDE LO AVRÒ!”.
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