Una giornata a Pavia. Un itinerario dal sapore di provincia fatto di piccole vie, negozi curati, tante Chiese e altissime torri. Le poche rimaste tra le oltre cento edificate.
Il Ponte Coperto sul Ticino a collegare il centro storico al Borgo Ticino, un caratteristico luogo sulla riva destra del fiume pieno di abitazioni colorate.
Varie le leggende e i racconti legati a questo luogo. Quella dell’inganno dell’Arcangelo Michele e del patto con il Diavolo che realizzò il ponte per consentire agli abitanti del borgo di attraversare il fiume per partecipare alla Messa di Natale. La prima anima ad attraversarlo sarebbe stata sua. Da qui Ponte del Diavolo.
Quella della “linguacciona” appesa ad una delle case a ricordare le malelingue delle lavandaie.
Il racconto della statua di bronzo dello scultore Scapolla, ispirata a sua madre e dedicata alle tante donne che lavavano i panni dei benestanti pavesi.
Un fiume imponente che spesso si alza e allaga ancora le case del borgo.
Ma Pavia non è solo storia. È anche respiro di arte e cultura e così tra le case, tra le vie, troviamo momenti di street art. Le pagine del MEP – Movimento per l’Emancipazione della Poesia incollate sui muri.
L’hashtag feelthenipple accompagnato da @matrice22.5 che stimola la mia curiosità e mi fa scoprire un collettivo indipendente autofinanziato che tappezza non solo Milano, ma anche le altre città italiane, di seni per portare l’attenzione sulla censura di questa parte del corpo.
Parole e graffiti sparsi.
E l’arte colora le strade anche attraverso le opere dei ragazzi del Liceo Artistico Volta per il progetto “DA BARRIERE A PONTI”.
Dieci Jersey antiterrorismo si trasformano e raccontano i temi cari ad Andrea Rocchelli, il fotoreporter pavese ucciso nel 2014 mentre documentava un conflitto. Equilibrio precario, integrazione, accoglienza, solidarietà.
Una città in continuo movimento tra passato e futuro.
Ps. per una pizza #senzaglutine prendete nota della Vecchia Pavia in Via Mantovani.
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