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Con Robert Capa non sarete solo vicini, ma dentro alla scena.


“Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino.” Questo sosteneva Robert Capa. E guardando le sue fotografie ci si rende conto di quanto lui fosse vicino, anzi parte dei momenti che immortalava.

La sensazione che si ha è che le persone ritratte non vedano il fotografo. Continuano a raccontarsi con spontaneità. Probabilmente la guerra fa sì che si tralasci il superfluo. Probabilmente la guerra, quelle guerre, facevano sì che i personaggi continuassero a vivere, a lottare, a piangere, a sorridere, ad amare, senza curarsi degli spettatori. Forse la propria vita, i propri affetti, diventano tanto preziosi da risultare “prima di tutto”.



E così l’osservatore si sente immerso nelle situazioni che vede. Sente le emozioni. Le vive.

La meraviglia di Capa è il riuscire a catturare i sentimenti della gente e la loro energia. Un talento, il suo, quello di condurre lo spettatore moderno, in un tempo passato che sembra ancora presente, tra polvere, rumore, confusione, disperazione, silenzi e speranze di civili e bambini innocenti.



“In una guerra si deve odiare qualcuno oppure amare qualcuno; è necessario avere una posizione oppure non si può capire ciò che succede.” Capa era presente. Capa capiva alla perfezione.



Una mostra suggestiva, emozionante, da non perdere, all’Arengario di Monza sino al 27 gennaio 2019. Oltre 100 scatti dell’artista ungherese relativi ai più grandi conflitti del Novecento vi aspettano.



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