Sanremo o si odia o si ama. Anzi forse si snobba, ma non si può odiare.
Pochi lo sanno, ma a casa mia, come a casa di molti italiani, quando ero bambina, tutto si fermava per il Festival di Sanremo. Una famiglia intera a valutare canzoni e cantanti mentre si cenava.
Ancora meno sanno che quando ero un po’ più "ragazza", sono stata più volte a Sanremo, durante le varie edizioni del Festival. Ero inviata di una TV locale e raccoglievo le emozioni della Riviera dei Fiori di quelle giornate (e serate) canore. Tutto a Sanremo cambiava forma e dava vita a spazi colori, visitatori, eventi, allegria e musica.
Ho provato il sapore adrenalico di calcare quella passerella, tra le persone che si chiedevano chi fossi solo perché avevo al collo un accredito.
C’era chi mi scambiava per Giorgia e mi chiedeva autografi.
C’era chi mi chiedeva autografi per capire chi fossi. "Nessuno" o "Qualcuno"?
Interviste, opinioni, risate, inseguimenti, gag, giudizi, voti, scoop, retroscena.
La cornice dell’Evento a rendere ancora più evento l’Evento.
Giornalisti, cantanti, ospiti, talenti. Persone alla ricerca dell’occasione che forse mai sarà arrivata. Sorrisi pieni di speranze.
Gente. Soprattutto gente. Venuta da lontano. Gente italiana che si sente tale. Gente protagonista.
Anche oggi che lo sto guardando da casa, dal divano, mentre il sonno sta per avere la meglio, avverto quella particolare emozione.
Non credo si riesca a trasmettere totalmente il brio e l’euforia di queste giornate, ma sono certa che anche chi non ama questa manifestazione canora, se fosse a Sanremo oggi, lo apprezzerebbe per quella sensazione di festa e di condivisione che lega tutte le persone che arrivano, anche solo per poche ore, piene di curiosità, in questa città.
Perché Sanremo è Sanremo.
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